giovedì 31 gennaio 2013

Sotheby's ospiterà l'arte contemporanea dal Caucaso e Asia Centrale

Le opere dei pittori contemporanei  armeni Vruyr Galstyan, Ruben Grigoryan e Armen Gevorgyan saranno esposte dal 4 al 12 marzo a Londra,  nella storica sede in  New Bond Street della  casa  d’aste  inglese Sotheby’s.
La mostra  per la vendita, dal titolo “At the Crossroads: A Selling Exhibition of Contemporary Art from Caucasus and Central Asia, presenterà circa 50 dipinti degli artisti contemporanei provenienti dall’Armenia, Azerbaigian, Georgia, Kazakhstan, Tagikistan e Uzbekistan.
Armen Gevorgyan - Disintegration
La scelta spazia dall’arte non conformista a quella del realismo socialista, dagli anni sessanta in poi, fino ad arrivare alle emergenti applicazioni contemporanee.
Jo Vickery, direttrice del dipartimento dell’arte russa a Sotheby’s, ha commentato così: “Nei paesi del Caucaso e dell’Asia Centrale continuamente vengono fuori i nuovi pittori e collezionisti; fino ad oggi questi territori rimanevano a noi sconosciuti, ma affascinanti. Per questo siamo lieti di inaugurare una mostra fondamentalmente nuova che abbraccia la varietà artistica di quest’area, dove la ricca storia convive con la modernità e con le più attuali tendenze dell’arte contemporanea”.  

martedì 29 gennaio 2013

Consigli di lettura

Vogliamo segnalarvi il libro "Il Richiamo del Sangue" che raccoglie le testimonianze di una delle sopravvissute al genocidio armeno, Aghavnì Boghossian.
 Questa storia sconvolgente e commovente, pubblicata per la prima volta nel 1998 nella versione araba ad Aleppo,  è uscita da poco in Italia in un'edizione a cura di Kegham J. Boloyan, siriano di origine armena, attualmente docente di Lingua e Traduzione Araba all'Università del Salento (Lecce). 
Proprio fra pochi giorni,  Sabato 2 Febbraio 2013 si svolgerà a Bari, in via Abbrescia 47, un altro incontro con il curatore del volume. Interverranno la scrittrice Anna Santoliquido e il critico letterario Carlo Coppola, insieme all'editore Luciano M. Pegorari.
“Il richiamo del sangue”  inaugura una nuova collana dell’editore barese F.A.L. Vision, “I volti e le tracce”, diretta dallo stesso Boloyan, che ospiterà opere utili a promuovere la conoscenza del Vicino Oriente nei suoi molteplici aspetti.

Per saperne di più sul libro leggete l’articolo del mensile on-line: Paneacqua


sabato 19 gennaio 2013

IN RICORDO DI HRANT DINK




MALATYA 15 SETTEMBRE 1954 -
                                                    ISTAMBUL 19 GENNAIO 2007


     Giornalista e scrittore turco d'origine armena, fu assassinato 6 anni fa con tre colpi di pistola alla gola nel quartiere di Osmanbey a Istanbul, davanti al suo giornale Agos, pubblicato in armeno e in turco.
     Si era sempre battuto per sostenere la democrazia nel suo paese e, come giornalista, aveva sempre lottato per i diritti delle minoranze e in particolare di quella armena. Nel 2005 subì una condanna a sei mesi di reclusione per i suoi articoli sui  massacri degli armeni del 1890 e sul genocidio del suo popolo del 1915. Questa condanna fu fortemente criticata dall’Unione Europea, ciò nonostante continuò a subire ripetute minacce di morte.
      Il giorno del suo funerale un corteo di oltre centomila persone partecipò inneggiando slogan e cartelli con la frase “SIAMO TUTTI DINK, SIAMO TUTTI ARMENI”.
  
  Tratto dal suo ultimo articolo che Hrant Dink non vide mai pubblicato.  

"… Restare e vivere in Turchia era si il nostro autentico desiderio, ma era anche la necessità del rispetto nei confronti dei nostri amici, per le migliaia di persone conosciute e sconosciute che ci sostengono e che lottano per la democrazia in Turchia.
Saremmo rimasti e avremmo resistito.
Ma se un giorno fossimo costretti a partire … Ci metteremmo in cammino proprio come nel 1915… Come i nostri avi … Senza sapere dove andare… Per le strade lungo le quali li conducevano i loro passi… Sentendo la sofferenza, vivendo il dolore…
Allora lasceremmo la nostra patria. E andremmo non dove ci porta il nostro cuore, ma i nostri piedi… In qualsiasi luogo."
                           
Hrant Dink, L’inquietudine della colomba,  Ed. Guerini e Associati 2008 (pag. 125)



giovedì 10 gennaio 2013

Storie della diaspora: Abraham Nesmeyan


DA PICCOLO ESULE ARMENO A PROFESSORE,
CAVALIERE E COMMENDATORE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
LA VITA DI MIO PADRE ABRAHAM NESMEYAN

Il nonno Giorgio (Kevork) Nassimian, padre di mio padre Abraham, era di Mardin, città all’estremo sud orientale della Turchia.
Il nonno aveva tre figli, due maschi e una femmina.
Uno dei maschi, appunto mio padre, nacque l’8 giugno 1893. L’altro maschio, cioè mio zio, emigrò in Venezuela. La femmina, diventata suora, emigrò in Egitto dove insegnava ai bambini e dove il cugino di papà, Nassimian, era vescovo degli armeni cattolici a Cairo.
A Mardin, paese abitato prevalentemente da famiglie armene cattoliche ma anche da turchi, curdi e arabi, viveva Monsignor Ignazio Maloyan, vescovo della chiesa cattolica armena che in seguito diventò martire, così come mio nonno che fu ucciso nel 1915.
In questa stessa chiesa, nonno Giorgio, aveva una stanza adibita a scuola, dove insegnava ai bambini armeni, turchi, curdi e arabi del paese e dove pure mio padre ricevette i primi insegnamenti.
I massacri iniziarono a Costantinopoli e poi dilagarono nei vari paesi della Turchia orientale, quali Sivas, Erzerum, Trebisonda, Urfa, Mush, Tokat ecc. Poiché il pericolo si avvicinava a Mardin, il vescovo Maloyan radunò i capi famiglia armeni, suggerendo di salvare almeno i bambini, poiché nei paesi già citati, questi venivano infilzati con le spade, davanti alle proprie madri, che dopo stuprate, venivano uccise pure esse.
Così si preparò l’esodo dei piccoli con l’aiuto della Croce Rossa e qualche organizzazione umanitaria. Si radunarono molti asini e muli, sul cui dorso si legavano 2 ceste, che servivano per trasportare i bambini, uno a sinistra e l’altro a destra, formando una carovana, che viaggiava verso sud, verso la Siria, l’Irak, il Libano, la Palestina.
In questa carovana, si trovava pure il piccolo Aproham, cioè mio padre di 8-9 anni d’età, appollaiato in una cesta, dopo aver lasciato i genitori con profonda tristezza.
Dopo un lungo e estenuante viaggio, stanchi e affamati, giunti in Libano, vennero sistemati un po’ nelle scuole e un po’ nelle chiese, in attesa di venire smistati in paesi cristiani. Qualche mese appresso, venne il turno di mio padre, che fu imbarcato su una nave italiana diretta in Italia. Il viaggio durò circa otto giorni e appena arrivato a Napoli, il piccolo esule fu portato a Roma presso il Collegio Armeno Cattolico di Via Nicola da Tolentino, dove crebbe e studiò con profitto da seminarista, laureandosi in filosofia e teologia, con il fine di prendere i voti.


In questo collegio, Aproham conobbe vari seminaristi, alcuni dei quali diventarono famosi, come il cardinale Agagianian, che prima divenne rettore del Collegio Armeno e in seguito vescovo e infine cardinale. Nel concistoro che poi nominò Papa Giovanni XXIII, fu indicato a diventare papa ma egli rifiutò.
Mio padre mi raccontava che l’amico seminarista Agagianian, da studente, era così intelligente, che ogni fine d’anno veniva premiato con medaglie e diciture di encomio in latino. Io ebbi la fortuna di conoscerlo.



Ma torniamo alla vita di mio padre. Finiti gli studi a Roma, pensò non opportuno prendere i voti per qualche incertezza e poca convinzione. Il rettore di allora a questo proposito gli disse “meglio un bravo padre di famiglia che un cattivo prete”.
Essendo a conoscenza della lingua araba (a Mardin gli armeni parlavano l’armeno, l’arabo, oltre al turco e al curdo) volle andare a Napoli, all’università Orientale, dove prese la laurea in lingua araba, al corso di laurea del famoso orientalista, Preside Nallino, con il quale si laureò. Quindi tornò a Roma per cercare un impiego.
Al Collegio gli fu suggerito di andare in Libia che dal 1911 era sotto l’amministrazione italiana, dove certamente la lingua araba gli sarebbe stata utile. Così nell’anno 1917 si imbarcò per Tripoli.
In Libia conobbe le poche famiglie armene di artigiani e qualche commerciante, scampate ai massacri del 1896-97. Per loro l’arrivo di un letterato e persona colta era un grande onore e avrebbero gradito di sistemare qualcuna delle loro figliole. Infatti conobbe una brava ragazza armena, mia madre, e nel 1923 si sposarono.
Ebbero quattro figli, tre maschi (tra cui io) e una femmina.
Divenuto cittadino italiano, fu professore nei licei italiani insegnando la lingua araba. Era molto stimato dalle autorità italiane così come da famiglie notabili arabe, i cui rampolli sotto il regno di  re Idris, divennero ministri (i Muntasser, i Caramanli, i Gritli ecc) mantenendo sempre stima e affetto per il loro professore. Sotto il ventennio, il governatore della Libia era il maresciallo dell’aria Italo Balbo, membro del triumvirato, trasvolatore dell’Atlantico, che partito da Orbetello con 24 idrovolanti Savoia Marchetti visitò gli Stati Uniti e il Sud America.
Quando Balbo al suo arrivo a Tripoli fece il discorso alla popolazione araba, a fare la traduzione simultanea fu chiamato il professor A. Nesmeyan che tradusse pure il discorso di Benito Mussolini quando ricevette la “Spada dell’Islam” dai libici.
Si viveva in armonia nel villino di sei stanze, con alberi da frutta e pergola di uva quando nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale. Nel 1940 l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania nazista. Anche le città libiche subirono bombardamenti e nel 1943 gli alleati occuparono le città. L’Italia lasciò il territorio divenuto terra di occupazione alleata.
Anche sotto l’amministrazione Britannica, mio padre fu chiamato a lavorare quale interprete e insegnante nelle scuole.
Dopo la guerra, l’ambasciata italiana lo convocò offrendogli il posto di traduttore e interprete giurato. Il susseguirsi di ambasciatori italiani, fu occasione per mio padre per accompagnarli a presentare le credenziali ai vari ministri e perfino a Re Idris, avendo avuto la Libia l’indipendenza nel 1951.
Vi fu un fatto molto simpatico: dovette accompagnare l’ambasciatore italiano da quello sovietico che era un armeno e in quella occasione la traduzione fu simpaticamente fatta in armeno!
La vita proseguiva abbastanza tranquilla, con molto lavoro, in seguito alla scoperta del petrolio in Libia tanto che Io lavorai per tredici anni con la Esso Standard.
Il 1° settembre del 1969, le cose cambiarono drasticamente: un gruppo di ufficiali dell’esercito, con a capo il sottotenente Gheddafi, fecero un colpo di stato, cancellando la monarchia e trasformando il paese in una repubblica.
Gli stranieri dovettero lasciare la Libia e tutti i loro averi. Io che ero già a Roma, dovetti rientrare a Tripoli per aiutare i miei genitori anziani a rientrare in Italia.
La villa con davanti carri armati e autoblindo fu svenduta, e i soldi bloccati nelle banche
Tra le mille difficoltà che dovetti passare, leggi cambiate, uffici pubblici con personale militare, riuscii finalmente a portare i miei genitori, anziani e malati, in Italia.
Nel frattempo mio padre fu nominato prima Cavaliere del Lavoro e poi Commendatore della Repubblica Italiana. Purtroppo dopo qualche anno, nel 1972, mio padre morì senza mai vedere qualche soldo degli indennizzi da parte del governo, anche se trascorse cinquantadue anni in Libia e questo solo per la gloria! Mia madre lo seguì tre anni dopo nel 1975.
Sicuramente hanno guadagnato un posto in Paradiso dove il professore farà da interprete a Dio (non so se parla armeno) per il milione e mezzo di armeni trucidati dai turchi, nel massacro del 1915.

Il figlio KEVORK (Giorgio) NESMEYAN

martedì 8 gennaio 2013

Recital di Diana Gabrielyan


DOMENICA 13 GENNAIO 2013 ore 18:00
Teatro Aurelio - Largo S. Pio V, 4 - Roma

Siamo lieti di segnalare il recital della giovane pianista armena che eseguirà opere di Chopin, Strawinsky, Shostakovich e dell'autore armeno Babagianyan.


Diana Gabrielyan nasce a Yerevan, in Armenia. Comincia gli studi musicali con la madre e si esibisce per la prima volta in pubblico all'età di cinque anni. Studia a Yerevan, nella Scuola Musicale per Talenti "P. I. Ciaikovskij". A nove anni tiene il suo primo recital nella Casa-Museo di Aram Khaciaturyan, a Yerevan. Nel 2005 si diploma al Conservatorio di Musica "S. Cecilia" di Roma, con il massimo dei voti e la lode. Quale migior diploma di Roma dell'anno, le è stato attribuito il Premio Pianistico Regione Lazio 2005 nell'ambito del Festival Pianistico di Roma. Consegue i diplomi accademici di II livello sia in pianoforte solistico che in musica da camera al Conservatorio "S. Cecilia" di Roma, sempre con il massimo dei voti e la lode.

    E' vincitrice di numerosi concorsi nazionali ed internazionali sia in Armenia che in Europa, tra cui: il 3° premio al Primo Concorso Internazionale di Musica "Classica Nova" ad Hannover, in Germania, nel 1997; il 2° premio al VII Concorso Internazionale di Piano "Ciutat de Carlet" a Valencia, in Spagna, nel 1998; il 1° premio al VII Concorso Internazionale "Premio Gramsci di Pianoforte" a Cagliari, nal 1999, vincendo inoltre un Premio Speciale (concerti a Parigi) per la migliore esecuzione dal brano imposto; il 1° premio al Concorso Internazionale "Giovani Talenti" a San B. al Mare; il 1° premio al XV Concorso Internazionale "Città di Barletta"; la X° edizione del "Premio Musica" del Rotary Club Roma Sud; il premio "Albert Roussel" per la migliore esecuzione di un'opera di Albert Roussel al XVIII Concorso Pianistico "Roma 2008"; il Premio "Rovere d'oro 2008" a S. Bartolomeo al Mare; il 1° premio al Concorso "Rospigliosi" di Lamporecchio; il 4° premioal 13° Concorso Internazionale di esecuzione pianistica "Mauro Paolo Monopoli" ecc.
    Attualmente studia nella prestigiosa Accademia Internazionale Pianistica "Incontri col Maestro" di Imola sotto la guida del M° Boris Petrushansky. Ha inoltre tenuto Master Class nella stessa Accademia con il M° Vladimir Ashkenazy e il M° Alexander Lonquich.
   Svolge l'attività concertistica partecipando a numerosi festival ed esibendosi nelle sale come il Teatro dell'Opera di Roma, il Teatro Talia di Tagliacozzo, la sala Baldini, la Biblioteca Angelica di Roma, il Teatro Marcello di Roma, il Teatro Malibran di Venezia, la sala Filarmonica "A. Khaciaturian" di Yerevan, la "Maison de l'Italie" a Parigi, la "Salle de Cinema" di Unesco a Parigi, la "Citè des Arts" a Parigi, ecc. Nel 2000 ha tenuto diversi concerti per il giubileo di cui uno al Palazzo Ruspoli, il quale fu trasmesso alla Radio Vaticana. E' spesso richiesta a varie registrazioni televisive e radiofoniche.
 

martedì 1 gennaio 2013

Inaugurazione Khatchkar a Bari

L'11 gennaio 2013 il Sindaco di Bari, On. Michele Emiliani inaugurerà il Khatchkar realizzato dallo scultore armeno Ashot Grigoryan con il contributo del rappresentante della Comunità Armena di Bari Rupen Timurian, e l'ex console onorario della Repubblica d'Armenia Savino Giannella.  
La stele commemorativa armena sarà benedetta dal responsabile della Chiesa  Apostolica Armena in Italia Padre Tovma Khachatryan unitamente al parroco della Chiesa Apostolica Armena di Roma Padre Garnik Mkhitaryan. L'invito all'evento

Per sapere di più sull'arte e tradizione dei khatchkar, nonché scoprire alcune curiosità ad essi legate, leggete il Comunicato Stampa per la realizzazione nel 2001, ad opera dello  scultote  armeno Ashot Grigoryan, del dono alla cità di Bari.